martedì 3 aprile 2018

Book Launch: Serie LV - L'esperimento di Benjamin Markovits

1. "Esperimento Americano", di Benjamin Markovits, 66thand22nd, 2017, traduzione di Gabriella Tonoli, euro 18,00.
Per maggiori info, clicca qui.

2. Quale onore lo scorso 3 novembre 2017 discutere il 7° romanzo del prof. Benjamin Markovits, con l'autore in carne e ossa insieme alla sua fantastica traduttrice (per l'occasione anche interprete) Gabriella Tonoli e con voi lettori che siete venuti alla Libreria Volante di Lecco.
Di seguito troverete la trascrizione della registrazione dell'intervista (esclusa la lettura da parte dell'autore di un estratto dalla versione in lingua originale.
Il romanzo è forte, davvero davvero interessante e, questo sì ci tengo a precisarlo subito, è anche molto ironico. Un aspetto, quello dell'ironia, che non è venuto fuori come avrei voluto durante la presentazione.
Un grazie enorme va a Serena Casini e Shantala Faccinetto per averci dato quest'ennesima opportunità :)

Serena e Shantala, le super-gentili libraie della Libreria Volante di via Bovara a Lecco, quella sera ci hanno messo a disposizione il tavolaccio di legno lungo due metri, su cui abbiamo sistemato appunti, copie del romanzo in lingua originale, due bottiglie di ottimo vino bianco, tarallucci, l'acqua c'era anche quella, sì, e anche qualche foto della città di Detroit ai tempi della crisi, in modo da dare un'idea ai presenti di come apparisse la città descritta nel libro; in ultimo, una coppa di terracotta colma di citazioni tratte dal romanzo - piccolo ricordo della serata per i lettori accorsi all'evento.
In sottofondo andavano le canzoni di Billy Eckstine - una sorta di playlist del romanzo - fra cui "Boulevard of Broken Dreams", oppure "Cottage for Sale", o anche "Passing Strangers" (con Sara Vaughan) scelte non a caso.
E' stato soprattutto grazie al vino bianco che sia Mr Markovits sia la sua traduttrice e interprete, la dott.ssa Tonoli, sono riusciti a riprendersi dalla pazza corsa per arrivare da Milano, durante la quale purtroppo sono stati anche bloccati dal traffico a causa di un incidente.
Trafelati, ci siamo messi al tavolo davanti alla sala gremita.
Io e Gabriella Tonoli ai lati, in maglione di lana, e Benjamin Markovits al centro, stempiato e magrissimo, sorridente nella sua giacca blu (un po' leggero per la serata che era), tuttavia casual. Alle nostre spalle la sezione "Classici" della libreria. Guardando l'autore che è altissimo e che per questo stava arricciato sulla sedia, mi sono sentito meno a disagio per via del mio complesso di essere sempre quello fuori sagoma.
Dopo le dovute presentazioni, ecco cosa ci siamo raccontati e come hanno partecipato i lettori:

1TsS.:

[rivolto al pubblico, con una copia del romanzo fra le mani] 

Stasera presentiamo questo romanzo, Esperimento Americano. L'autore è il professor Benjamin Markovits...

B.M. (trad. G.T.):

[mi interrompe, ancora con le braccia conserte sul petto, per cui non capisco se ha freddo o sta sulle sue, ma non demordo] 

Caspita, questa l'ho capita! Mi hai chiamato Professore..! 

1TsS.:

[io, rosso come un peperone, nemmeno l'avessi insultato]

Be', è quello che fai, insegni alla Reale Università di Holloway, a Londra, no?

B.M. (trad. G.T.):

[in tono scherzoso] 

Oh, be', in effetti... 

[anche Gabriella Tonoli ride divertita]

1TsS.:

Inoltre, che insegna scrittura creativa si capisce subito, dalla prima riga. 
Si intuisce subito la tecnica con cui ha intessuto la storia, anche se il linguaggio rimane semplicissimo. [...] Di che cosa parla "Esperimento Americano", e poi Le va di leggerci qualcosa?

B.M. (trad. G.T.):

[prende il volume in mano e sorride]

Devo partire dall'inizio...? 

[e tutta la sala ride]

Prima di leggervi un brano dalla versione originale, lasciatemi dire di che cosa parla, almeno questa parte che sto per leggere. Anche il mio romanzo, come molti altri, inizia in un certo senso come "L'inferno" di Dante: "...mi ritrovai per una selva oscura". La foresta oscura in questo caso è un'università; il personaggio è un accademico che si trova dalla "parte sbagliata", vale a dire che è un ricercatore senza contratto. 
La premessa del romanzo è qualcosa che mi è successo davvero, all'ultimo anno di università: un amico ha invitato me e pochi altri a cena, a casa di un professore. Durante la cena questo mio amico ci ha raccontato di un'idea che aveva avuto, cioè di vendere informazioni politiche alle aziende. Così ha cercato di coinvolgere tutti noi amici in questo progetto. Personalmente non ero interessato, così mi sono tirato fuori, ma 7 anni dopo questo mio amico ha venduto le proprie quote di questa società che si era creata, e per ben 25 mln di dollari. 
Nel romanzo questo mio amico, o meglio il protagonista che prende spunto da lui, usa questi soldi per comprare alcune proprietà della città di Detroit quando era in piena crisi e con il fine di creare una sorta di comunità utopica. Marney, che è il personaggio accademico all'interno del romanzo, decide di partecipare a questo progetto e si trasferisce anche lui a Detroit, e inizia a insegnare in una scuola della comunità nera, poi inizia a uscire anche con una collega, una ragazza nera. Insieme vanno a una festa organizzata per una raccolta fondi alla quale è presente anche il presidente, Barack Obama che tiene un discorso. Alla fine del discorso, il Presidente dice a Marney "dovresti cominciare a uscire con questa ragazza", intendendo che è una ragazza in gamba...

[a questo punto Markovits incomincia a leggere il brano immerso in un religioso silenzio. Il pubblico ascolta soltanto, rapito, le parole rotonde alla tipica maniera americana che gli scivolano fuori dalla bocca e si sparpagliano tutt'intorno nella sala]



1TsS.:



Veniamo al titolo dell'opera: in lingua originale il titolo è "You don't have to live like this". Entrambi i titoli, sia quello inglese sia quello italiano, sono tratti dal discorso di Barack Obama a cui si faceva riferimento prima. Sono titoli diversi, ma rispecchiano entrambi molto bene il contenuto dell'opera. Che importanza dà Lei al titolo? E il titolo originale l'ha scelto proprio Lei



B.M. (trad. G.T.):



Sì, il titolo l'ho scelto io.

In questo romanzo tutto ciò che ogni personaggio afferma, poi viene contraddetto da un altro personaggio. Questo titolo mi piaceva proprio per questo - perché non si capisce in effetti cosa voglia dire. Cosa significa in fin dei conti "Non sei costretto a vivere così"? 

Se si guarda la copertina, si potrebbe pensare che si riferisce al fatto che non si è costretti a vivere a Detroit, ma in realtà si parla di gente che va a vivere a Detroit.

Be', la cosa importante per me era proprio non prendere posizione in questa storia che racconto, perché come avrete capito si parla anche di "razza". 
Non ci sono giusto e sbagliato in storie come questa, e volevo coprirmi le spalle evitando di prendere una posizione netta... 
Ma Gabriella mi ha detto stamattina che questa cosa di non prendere una posizione, soprattutto con il personaggio di Marney, non ti è piaciuta molto! Adesso puoi prendertela con me, invece che con Marney!



[tutti scoppiano a ridere, e io divento rosso-rosso]

1TsS.:

Ecco, effettivamente si nota molto questo aspetto nel personaggio di Marney. Ogni sua affermazione suona come: "Non lo so"; "Non saprei"; "Ma... forse". Ebbene sì, l'ho trovato abbastanza snervante, soprattutto quando si affrontano certi temi "caldi" quali il razzismo.
Anche di fronte alla scelta da parte di Marney di una compagna di vita... anche lì sembra che sia poco chiaro e messo in discussione l'orientamento sessuale del personaggio, perché gli piacciono le donne, però le donne che sono descritte come uomini; mentre gli uomini visti attraverso gli occhi di Marney sembrano divinità, sono perfetti, belli... Per questo mi dicevo, mentre leggevo, che secondo me questo Marney era sicuramente gay. Dato che io stesso sono gay, mi sentivo in diritto di sentenziare: "Ma sì, Marney è palesemente gay!" E invece alla fine...

[ridono]

A tratti mi ha fatto infuriare, perché alla fine Marney non è neppure gay.
Certamente anche questo suscitare un qualche risentimento nel lettore è un punto a Suo favore. Porta a galla la bravura del narratore.

B.M. (trad. G.T.):

Marney è una persona che racconta un certo tipo di storie. E così anche il romanzo è di quel tipo, intendo che è un romanzo in cui ci sono un sacco di storie diverse. Prima ne accade una, poi un'altra, e un'altra ancora. Il padre di Marney a un certo punto del romanzo dice al figlio: sei uno a cui piace la confessione, non saresti mai capace di spiegare te stesso.
All'inizio della storia quello che vuole dire Marney è proprio questo: lui sta per raccontarci la storia così com'è successa. Punto. Il che vuol dire ancora una volta: non prendere alcuna posizione.
Per questo alla fine Marney può non piacere.

1TsS.:

Ma a me piace tantissimo il fatto che Marney non mi piaccia affatto, perché mi fa indiavolare e non mi annoio durante la lettura!

[risate]

B.M. (trad. G.T.):

Alcune cose di cui si parla nel romanzo, sono davvero cose per cui è difficile prendere una posizione netta. 
Poco tempo fa ho letto un articolo a proposito di un episodio successo a Baltimora, un incidente in cui un ragazzino nero, Freddie Gray, è rimasto ucciso. Gray è stato caricato su una camionetta della polizia, lasciato nel vano posteriore senza cintura e in balia di una guida selvaggia, fatta di testacoda e frenate, la così detta "rough-ride". L'hanno sballottato fino a farlo morire insomma... Questo è accaduto a Baltimora, appunto, dove poi si è tenuta una manifestazione di solidarietà per il ragazzino. La manifestazione è passata anche dalle parti del campo di baseball di Baltimora durante una partita, e i tifosi sugli spalti (presumiamo per la maggioranza di bianchi)  hanno cominciato a cantare "We don't care", non ci interessa! Dopo questo episodio il sindaco di Baltimora ha indetto il coprifuoco, come se fosse in atto una rivolta, ma in realtà si trattava di una questione politica. 
Alla fine i sei poliziotti che hanno ucciso il ragazzino sono stati processati e condannati, anche se poi non sono andati in galera, e la reazione della polizia è stata quella di ridurre di molto gli arresti a Baltimora. Facendo così, il numero di omicidi e di crimini è incrementato moltissimo. 
In una situazione di tale confusione capite bene che è difficile prendere una posizione netta. 
Qualsiasi cosa tu faccia in frangenti simili sembra sia sbagliata e la situazione non può che peggiorare. 
Nel romanzo è descritto un incidente simile, anche se è successo prima di quello di Freddie Gray ovviamente. Ma anche nel caso dell'incidente descritto nel romanzo la difficoltà sta proprio nel prendere una posizione.

1TsS.:

Il romanzo, si capisce, è molto molto denso, e non si trattano solo argomenti politici, o economici. Mi sono chiesto quanto tempo ha impiegato a scriverlo, considerando che solo per la trilogia dedicata a Lord Byron che ha scritto prima di questa storia ci ha impiegato 5 anni.

B.M. (trad. G.T.):

Il lavoro è stato lungo, ma più o meno ci ho messo 4 anni.

1TsS.:

Ancora, in una precedente intervista, ho sentito che dopo aver scritto la trilogia incentrata sulla figura di Byron, il Suo desiderio era quello di scrivere appunto qualcosa di più contemporaneo, meno romantico, diciamo così. Infatti subito dopo ha scritto "Un gioco da grandi", e alla fine è arrivato questo "Esperimento americano", che più contemporaneo di così si muore! 
Mi domando: è vero che in quest'ultimo romanzo sussiste la Sua intenzione di non prendere posizione di cui ci ha parlato, ma si può considerare comunque, almeno in piccola parte, un Suo intento formativo, o informativo, ossia l'intento di fare arrivare un qualche messaggio politico ai lettori?

B.M. (trad. G.T.):

Bella domanda! 

[mi guarda e ride, sempre con le braccia conserte]

Una delle cose per cui gli scrittori vogliono scrivere romanzi è che quando si pone loro una domanda rispondono: "Aspetta, ti racconto una storia"; e quando si chiede loro cosa significhi  questa storia hanno raccontato, loro rispondono: "Aspetta che ti racconto un'altra storia". 
Mi riferisco anche alla trilogia su Lord Byron quando dico che quasi tutti i romanzi sono fatti di cose che sono vere e cose che non sono vere. Quello che uno scrittore cerca di fare è di sforzarsi affinché le cose che sono vere sembrino non vere; nel mio romanzo ho fatto esattamente l'opposto. 
Anche nella trilogia di Lord Byron ho cercato di avvicinarmi il più possibile a ciò che era successo.
Farlo con un romanzo come "Esperimento americano" è difficile, perché quello che succede nella vita vera è così complicato, intricato e sottile che la mia immaginazione, la nostra immaginazione non potrà mai avvicinarsi alla realtà. 

1TsS.:

A un certo punto del romanzo, Robert James, uno dei personaggi principali, dice che ogni opera può essere riassunta in pochi concetti o poche righe. Mi sono chiesto quale potesse essere il concetto riassuntivo di quest'opera, ma ne ho trovato più di uno. 
Poi ho pensato di estrarre più citazioni dal romanzo. Le ho trascritte e prima dell'inizio di questa presentazione le abbiamo distribuite al pubblico. Forse susciteranno qualche altra domanda.

B.M. (trad. G.T.):

Chi vince e cosa si vince?

[risate del pubblico. B.M riprende il suo bicchiere di vino]

A parte gli scherzi, la domanda che riassume il libro è: perché viviamo così, perché facciamo quello che facciamo? Perché ho bisogno di convincere mia figlia affinché suoni il pianoforte? Perché rimprovero mia figlia affinché lo suoni, quando so che fra dieci anni non lo toccherà più, anzi, che non lo toccherà più finché non diventerà genitore a sua volta, e allora costringerà suo figlio a suonarlo? 
Perché vengo pagato per insegnare a scrivere storie a studenti di vent'anni che non hanno alcuna intenzione di scrivere storie, storie che io non ho nessuna voglia di leggere? Perché viviamo così? Questi che ho menzionato sono esempi di vita vissuta.
E così il mio personaggio, Marney, decide: ok, vado e provo a vivere come vorrei vivere.
Il problema di uno scrittore che voglia scrivere un'utopia è che deve chiedersi: che cosa succede in un mondo utopico? Perché l'utopia è tale, e che cosa accade in un'utopia che non possa essere parte del mondo reale? 

1TsS.:

In fondo il Suo intento, anche con le opere precedenti, non è sempre stato quello di riuscire a catturare il momento di svolta della vita dei Suoi personaggi, in cui decidono cosa fare loro vita?

B.M. (trad. G.T.):

Conoscete il poeta Philip Larkin? 
Be', Larkin ha detto: you come to a point when you realize that there is a limit to what other people 's personalities can offer you, and there is a limit to what your own personality can offer you in itself
Credo che questo sia un ottimo soggetto per un romanzo.

Toni sotto: * (non avrei cambiato il titolo originale, ma capirete dal video perché l'editore ha deciso diversamente)
Toni sopra: ****
- Le citazioni finite sul mio diario: a) "Ci abituiamo a vivere un certo tipo di vita, continuiamo ad andare in una certa direzione, ma gran parte della pressione che sentiamo addosso è dovuta soltanto allo slancio. Quando ci si ferma si esaurisce anche quello. Lasciare cose è più facile di quanto la gente pensi: per cose intendo città, affetti, relazioni e lavori"; b) "Me lo diceva mia madre, a volte, Vivi troppo nella tua testa"; c) "È spiacevole vedere i propri genitori per quello che sono, persone  limitate."; d) "Le strade vuote ti fanno pensare che tutti sappiano qualcosa che tu non sai."; e) "In realtà l'uomo si era reso conto che per lei l'intero matrimonio era stato soltanto un'interruzione della vita vera"; f) "La gente che parla molto finisce per esaurire pensieri ed espressioni proprie e deve ricorrere ad altre fonti"; g) "È questa la cosa strana del dolore […] hai voglia di stare da solo, non vuoi muoverti, non vuoi fare nient'altro che startene con il tuo dolore"; h) "[…] Viene fuori che conoscere i segreti della gente la rende antipatica."; i) "Non esiste la natura umana. C'è soltanto la legge e l'economia. Stabilisci che la gente voglia qualcosa, e farà tutto quello che ci vuole per ottenerla. Domanda e offerta"; l) "Non ho alcuna illusione di riuscire a cavarmela da solo. Gli uomini della mia generazione non sono cresciuti per farcela […] da fuori sembro un uomo peggiore […] ma dentro non mi sento così, davvero";  m) "Il sesso è una distorsione. Cambia quello che pensi della gente. Ti fa piacere persone che non ti piacciono davvero e ti spinge a provare antipatia per persone che in realtà non ti dispiacciono affatto"; n) "Rompere una relazione è una delle cose drammatiche che si fanno e che scatenano molto esibizionismo. È come se avessi una licenza a dire cose. Così dissi cose che in parte rimpiango"; etc... etc... E adesso leggetelo!

3. Il Prof. Benjamin Markovits è estremamente alla mano e gentile. È simpatico e ha le idee molto chiare, anche se le tiene spesso per sé. Credo che in molti avrebbero voluto domandargli "Quanto sei alto?" e "Sono tutti alti come te nella tua famiglia?" (il papà e il nonno giocavano a pallacanestro anche loro). Domande che per ora resteranno senza risposta.