giovedì 9 agosto 2018

Eleonora C. Caruso e la ferita originale

1. "Le ferite originali", di Eleonora Caruso, Mondadori, 2018, euro 19,00
Per maggiori info, trovate tutto qui 

2. E che posso dirvi di questo romanzo, se non che i vostri 19.00 euri saranno ben spesi?
Quanto ero scettico io, non potete immaginarlo. Sicché l'esperienza della lettura è stata ancora più esaltante. Quando ho capito che mi prendeva a mostro, come si suol dire dalle mie parti, l'ho praticamente bruciato mentre la storia di Eleonora Caruso faceva la stessa cosa con me.
La scrittura è scorrevole, ma ricercata; la struttura narrativa non è lineare; le emozioni sono evidenziate con tutte le gamme fluo disponibili.
Se vi va, un altro consiglio: leggete anche "Toccato dal fuoco" di K. R. Jamison, e "Una vita bipolare" di M. Hornbacher. In questo modo apprenderete meglio anche uno dei tanti significati profondi di questo romanzo.
Era da marzo che ci rincorrevamo, da quando ho mancato la partecipazione di Eleonora al BookPride di Milano, poi c'è stato il suo viaggio a Tokyo, nuove scadenze, e alla fine ci si sono messi anche alcuni problemucci, per tutti e due, che speriamo di esserci buttati alle spalle, perché alla fine ce l'abbiamo fatta. E questo è l’importante. Ecco a voi l'intervista:

1TsS

Il tuo nome è spesso collegato al mondo delle Fanfiction (o fanfic), cioè di chi scrive storie finalizzate a far rivivere i personaggi di altre storie e che in qualche modo hanno segnato il fanfic writer (lo scrittore). Tu come hai scoperto questo modo di fare letteratura, e soprattutto come hai scoperto che ti piaceva leggere, e quindi scrivere, dato che in una precedente intervista ha detto che i tuoi genitori non sono poi lettori appassionati?

E.C.C.

Dunque, per me questo collegamento è un po’ strano. Non perché rinneghi la mia “carriera” di ficwriter, anzi, continuo a scrivere fanfiction appena ho tempo, figuriamoci. Però ero una ficwriter anche quando è uscito il mio primo romanzo con Indiana e la cosa non era così discussa. Forse perché non c’era stato ancora il boom di Wattpad? Ad ogni modo, io ho cominciato a scrivere fanfiction prima di sapere che esistevano, nel senso che scrivevo le mie storie perché mi piaceva farlo, e solo una volta avuto internet a casa ho scoperto che era una cosa, con un nome e tutto il resto. Diciamo che per me è sempre stato naturale. È il modo in cui fruisco le narrazioni altrui, o almeno quelle a cui mi lego molto. Per rispondere all’altra domanda, le fanfiction sono anche l’esatto motivo per cui ho scoperto che mi piaceva scrivere. O meglio, l’ho scoperto a scuola, perché scrivere i temi era praticamente l’unica cosa che mi piaceva fare, ma forse sarebbe rimasta una preferenza come un’altra, o sarebbe stato tutto più lento, senza le fanfiction. Quanto alla lettura, il mio ingresso sono stati i fumetti. Leggevo anche moltissimi libri, da bambina, ma il libro era un’esperienza che finiva in sé, i fumetti invece mi consentivano di portare con me per mesi, anni, le storie che amavo.

1TsS

Ho letto ancora in una tua precedente intervista che scrivi, di solito, quello che ti viene spontaneo scrivere. Al contrario, dal punto di vista stilistico fai spesso scelte ben studiate a tavolino. Come hai appreso le tecniche di scrittura che hai utilizzato anche in questo romanzo edito da Mondadori?

E.C.C.

Scrivendo fanfiction! Di recente, per un saggio, ho fatto una rapida stima di quante ne ho scritte da quando ho iniziato: circa 150, di cui parecchie di molti (a volte moltissimi) capitoli. Ognuno scrive fanfiction in modi diversi, ma per me è sempre stata una cosa serie, dal punto di vista tecnico: volevo scrivere bene, e soprattutto in modi sempre diversi. Semplicemente, con “Le Ferite” ho avuto occasione di mettere insieme alcune cose che ho imparato. Altre invece non ci sono entrate. Queste cose le decide la storia. 

1TsS

Con tutto il rispetto, credo che il fatto di essere una romanziera non sia sufficiente da solo a spiegare come tu sia riuscita a narrare in maniera fedele i comportamenti di una persona affetta da disturbo bipolare. Quando ho letto sulla quarta di copertina quale fosse il tema centrale del romanzo, sono sincero: mi sono interrogato su come tu avessi risolto il problema di raccontare i meccanismi mentali di una persona affetta da questo disturbo (per esempio, il fatto che spesso ci sia un rifiuto di curarsi con una certa costanza, e tutto quello che ne deriva). Alla fine sono rimasto sorpreso, il libro mi è esploso fra le mani. Credo che il lavoro sia riuscito molto bene. Come diavolo hai fatto e quanto c.... di tempo ci hai messo a scrivere questa storia?

E.C.C.

Devo ammettere che scrivere di Christian, in realtà, è stata forse la cosa più semplice, per me. Non “semplice” nel senso che sia stato facile farlo bene, ovviamente, ma nel senso che non ho fatto nessuna fatica a capirlo, vuoi per i trascorsi personali, vuoi perché è un tipo di personaggio che, smembrato, ho affrontato in passato anche in altri racconti. Ci sono state una ricerca approfondita e un consulto diretto con un amico psichiatra, anche, ma Christian è nato spontaneamente, tant’è che non pensavo sarebbe stato bipolare, all’inizio. È successo. Non essendo una realtà che mi è estranea, è semplicemente fluida senza fatica nel personaggio, credo. Quanto al tempo, tra l’idea e la fine del manoscritto è passato parecchio, ma perché sono una testa di cazzo e ho avuto pure dei problemi vari, in mezzo. Da quando mi ci sono messa sul serio, in realtà, ci ho messo meno di un anno. Il più è la pianificazione, non la scrittura in sé. Quella è sempre lunga, per me.

1TsS

Stessa cosa te la chiedo in merito alle descrizioni della vita e dei comportamenti dei tuoi personaggi omosessuali. Soprattutto quelli maschili sono caratterizzati in modo decisamente forte, spesso più dei personaggi femminili. Spesso interroghiamo autori maschi su come siano riusciti a penetrare la psiche femminile... Questa è la volta di chiedere: come diavolo hai fatto a penetrare così a fondo la psiche di uomo, un uomo gay?

E.C.C.

Ehm, non lo so? Quando scrivo un personaggio cerco di calarmi nel suo modo di vivere e pensare, per quanto mi è possibile, quindi semplicemente osservo, penso, elaboro… la base, ahah.  Alcuni, come te, ne sono rimasti colpiti, altri mi hanno detto che invece erano troppo stereotipati, ma questo è valso praticamente per tutti i personaggi, quindi boh? Sono una persona tremenda da intervistare, sorry!

1TsS

Non hai avuto paura che i lettori potessero fraintendere il nocciolo della questione e ricondurre così anche l'orientamento sessuale del protagonista al suo disturbo? Insomma, omosessualità come manifestazione di un disturbo, o di un disagio (vd personaggio di Dante).



E.C.C.

No, non ci ho pensato. È meglio così, o non avrei scritto un rigo. Questo genere di dubbi sono il primo nemico della scrittura, almeno per me. Scrivo il personaggio come lo vedo e come credo abbia senso in sé per sé, tutto qui.
Una volta fuori, ognuno è libero di farsi di lui l’idea che crede. Per esempio, più di una persona ha descritto Davide come un ragazzo che ha difficoltà ad accettare la propria omosessualità, ma sai, io non credo. I disagi di Davide
sono legati al corpo, all’insicurezza, al rapporto poco intimo con la famiglia, ma essere gay non lo turba, o se l’ha turbato in passato, ora l’ha superato. Questo per dire che è poco utile farsi paranoie del tipo “se io scrivo X penseranno che volevo dire Y”, perché tanto ognuno si porta il proprio bagaglio, quando apre un libro, e su quello l’autore non ha controllo.



1TsS

Tu sei un'appassionata d'oriente, del Giappone in particolare. Eppure il tuo stile non ricorda neanche lontanamente la letteratura giapponese (Forse, ma solo marginalmente, Furukawa Hideo). Pensi che tuttavia ci sia un autore giapponese da ringraziare per qualcosa?


E.C.C.

Ti dirò, non amo particolarmente la letteratura giapponese, a parte alcuni autori che però ho scoperto troppo tardi per sentirli “formativi”. Adoro Natsuo Kirino, ad esempio, e mi sono molto ispirata a lei per un paio di racconti, ma non per i romanzi. Il lato sul quale sento vicini i giapponesi è più quello delle tematiche, dell’intreccio emotivo, dell’approccio al sentire. Ma questo lo devo più ai manga che non ai libri.



1TsS

Facciamo che ti elenco di seguito alcune citazioni tratte dal tuo romanzo e tu me le commenti?


E.C.C.

Aiuto!


1TsS

Christian Negri [...] aveva la bellezza un po' arrogante tipica dei visi strani e troppo duri, quelli vanitosi perché sanno di aver rovesciato la bruttezza nel suo opposto; visi complessi, determinati da combinazioni rischiose, ai quali non ti abitui perché sono irrisolvibili.


E.C.C.

Ahah, oddio, sta frase l’ho riscritta trenta volte, mi sa! Era la prima volta che Christian veniva descritto (nella bozza Dante era il primo personaggio a comparire, non Dafne, quindi era il primo a descriverlo) ed era importante metterlo a fuoco – più per me che per il lettore. Ho pensato a una mia amica stupenda, davvero stupenda, che infatti ha un viso particolarissimo, duro, e da piccola era bruttina perché certe facce sono così, devono scompattarsi, come i file zip.


1TsS

Non possiamo scegliere cosa ci tiene in piedi. A volte devi pensare a una cosa soltanto, cioè a non crollare.


E.C.C.

Qui dovevo spezzare un paragrafo in due, quindi dovevo chiudere il primo, ed è uscita questa. Nessun ragionamento dietro, ahah. È una frase piuttosto eloquente. Mi fa pensare immediatamente al romanzo.


1TsS

L'infanzia deve essere come la prima traccia di un disco: abbastanza buona per voler andare avanti, ma non così buona da far sfigurare il resto.


E.C.C.
Un giorno stavo ascoltando Bohemian Raphsody, appunto, e ho detto al mio compagno: “Però è un rischio, scrivere un pezzo così, metti che il resto dell’album è una merda?”. Dante è un personaggio quasi ossessionato dalla narrazione del passato, in particolare dell’infanzia, quindi in questo momento, in realtà, sta dicendo una cosa importante di sé. Solo che lo sta facendo in modo che non lo sembri, come sempre.


1TsS

Lui cercava la ferita originale, nelle persone, la rottura profonda che anche se loro si indurissero, si pietrificassero, si riducessero in polvere, continuerebbe a far male.


E.C.C.
Uno dei primi appunti che ho preso per questo romanzo. Ironicamente, ho deciso solo molto molto più avanti di intitolarlo “Le ferite originali”. In proposta editoriale aveva un altro titolo.


1TsS

Ne hai un sacco di rimpianti, troppi per un uomo della tua età: Ma è anche colpa mia, ho lasciato che tu conservassi il tuo ridicolo animo romantico. Per forza che la vita ti è sembrata deludente. Riesci straordinariamente bene nelle cose che non ti interessano, ma in tutto il resto sei un disastro. Che vuoi che ti dica, che a volte la vita fa schifo? Hai voglia se fa schifo! Ma cosa vuoi farci, non ci andrà più leggera solo perché te lo meriti. [...] Amore, tutti ce lo meritiamo.


E.C.C.
Ah, quanto dolore. Agata, la madre di Dante, è un personaggio su cui avevo scritto molto, ma per bilanciare la narrazione ho dovuto tagliarla, e tutto ciò che è rimasto di lei è qui. Credo che abbia comunque lasciato il suo segno, però, in molti mi parlano di lei anche se appare telefonicamente in due pagine appena, quindi tutto sommato sono felice anche così! Il suo bello, comunque, credo sia proprio la facilità con cui mette in luce il lato più fragile di Dante, come fosse un ragazzino. Lui cerca sempre di mantenere quest’immagine di maschio alfa per tutto il romanzo, ma in quel momento la farsa diventa palese, e lui fa una strana tenerezza, no?


1TsS

Ultime domande: onesta, non debole come la si potrebbe intendere, indispensabile in qualche modo per Christian, forse solo imprudente, ma di una imprudenza dovuta alla giovane età, credo... Chi è Dafne?


E.C.C.

Dafne è una persona che Christian ha amato sinceramente. Era questo che mi interessava, del loro rapporto. Se lui l’avesse solo presa in giro, io non avrei perso tanto tempo a parlarne. Hanno avuto una bella storia, importante, che come tante storie a un certo punto ha smesso di funzionare, e se si è trasformata in un incidente stradale è stato perché entrambi si sono intestarditi, per motivi diversi, a conservarla. Più che dall’imprudenza, direi che che i problemi di Dafne derivano dall’ostinazione, forse. Siccome è una persona che si carica dell’esito di tutto, ha continuato a pensare: “Se questa storia fallisce, sarà un mio fallimento”. Va detto anche che la situazione con Christian era delicata per i vari motivi che sai. Quando penso a Dafne, comunque, più che a una ragazza che cambia, penso a una ragazza che ritrova sé stessa.


1TsS

Qual è invece la citazione che sceglieresti tu? La parte che ti piace di più del tuo libro?


E.C.C.

La cosa che preferisco di “Le ferite” è il rapporto tra Christian e Dante, che per me è il perno dell’intera narrazione. Funzionano a specchio, loro due, tirano fuori l’estremo l’uno dell’altro, e le bugie l’uno dell’altro. Per questo, anche se non saprei scegliere una citazione, credo che la mia parte preferita sia l’inverno [il romanzo è suddiviso in stagioni. Nd1TsS], che ribalta e risolve il loro rapporto. Ah, sì, forse una citazione ce l’ho! In una scena Dante chiede a Christian “Da che cosa stai scappando?” Lui risponde “Dalle cose che voglio di più” e Dante conclude: “Allora scappiamo tutti dalla stessa cosa”. È un momento stranamente intimo, in modo persino prematuro, a quel punto del romanzo. Per questo mi piace.

Toni sotto: ma manco uno, secondo me.
- Toni sopra: ****

3. Qualche citazione da segnalare e da trascrivere sul quadernino: 
 Le avete proprio qui sopra (leggete l'intervista!)

Eleonora C. Caruso è superimpegnata in questo periodo. Dà l'idea di una donna che ce la mette proprio tutta e anche di più. Entusiasta, secondo me ci tiene a non sembrare sgarbata, sebbene questo non le impedisca di essere sincera. Basta seguirla su Fb per farsene un'idea. Vai Eleonora!